La Cantina Montecappone e i suoi vini senza età

Degustando con gli occhi e il palato di chi il vino lo ama ma non ha la pretesa di intendersene

Produttori, appassionati e gentilissimi padroni di Casa. Sempre più spesso, girando le Marche, mi capita di incontrare e conoscere realtà, sia piccole che grandi, con tanto da raccontare. Ognuna ha la sua storia, ed  bello sedersi ad ascoltarla, magari con un buon bicchiere di vino in mano. Qui mi trovo a Jesi, in una fornitissima bottega di delizie e prodotti marchigiani di alta qualità, incorniciati da scaffali e scaffali di vini.

E’ il  punto vendita della Cantina Montecappone, di proprietà della famiglia Bomprezzi-Mirizzi dal 1997.  Oltre 50 ettari di vigne condotte direttamente per una produzione di circa venti  referenze, tra bianchi, rossi e bollicine. A cui si sono aggiunti ultimamente 6 ettari di vigneti nella zona di Monte Roberto, completamente dedicati alla nuova linea Mirizzi biologica 100% e certificata. Ad accogliermi trovo Gianluca, che mi invita subito al lungo tavolo degustazioni, “perchè del vino non si può parlare senza assaggiare“, versandomi nel bicchiere uno spumante Passerina metodo charmat, tanto per farmi ambientare.
 

E mentre i bambini ( viaggiare da soli per me è “UTOPIA”) vengono gentilmente intrattenuti con colori, fogli, pane e pecorino jesino, io mi appresto a ripercorrere la storia di un’azienda vitivinicola, utilizzando tutti i sensi…
Il viaggio tra le varie etichette è stato inebriante, passavo da profumi più leggeri e fruttati a odori più persistenti. Gianluca, abile condottiero, guidava i miei sensi alla scoperta di dettagli avendo ben chiaro il  percorso che dalle eteree bollicine portava a vini dal carattere più marcato e dalle sfumature sempre più complesse.
Alcune tappe sono state particolarmente amate dal mio “acerbo palato”, come il Federico II, un Signor Verdicchio Superiore, perfetta espressione dell’essenza del suo territorio con le sue note fresche e fruttate; e naturalmente come non  apprezzare “Utopia” La Riserva Verdicchio, che affina 18 mesi tra vasche di cemento e bottiglia? Utopia è il vino che porta il nome dell’ambizione e della grande sfida della famiglia Mirizzi: il voler creare vino, in particolare verdicchio, longevo e di qualità. Un’ Utopia? Assolutamente no, sorseggiandolo si sente quell’eleganza e riconoscibilità capace di sfidare il tempo.

Di Utopia assaggio più annate, tra cui il famoso 2008, vincitore di una degustazione bendata di Verdicchio Riserva prima della Docg, a cui avevano partecipato una trentina tra sommeliers, giornalisti e produttori. Un onore oltre che un piacere!
Perfortuna pane e ciauscolo riportano la mia testa, già pronta a spiccare il volo e viaggiare leggera tra le nuvole, ai piaceri terreni; giusto in tempo per  scoprire anche il Tabano Marche Bianco Igt, mai bevuto prima, un blend di Verdicchio, Sauvignon e Moscato, profumatissimo e aromatico che mi ricorda il Gewürztraminer. 

E dopo tanti bianchi, il Tabano Rosso ( un blend di Montepulciano e Syrah, 12 mesi in barrique e il resto in cemento) ci sta tutto. Ma Attenzione!!!! Apriamo addirittura un 2001. Se penso che sto bevendo un vino che ha 17 anni di storia alle spalle, mi sento quasi un po’ in soggezione e mi viene da fare un brindisi con il mio compagno di viaggio e di vita (con cui ci siamo conosciuti coincidenza vuole nel 2001), almeno per dargli il giusto valore..
E ultimo, ma ovviamente non ultimo, il top della gamma dei rossi: Utopia Rosso Piceno doc ( Montepulciano e  una piccolissima parte di Sangiovese), prodotto in un’area molto vocata a 300 metri sul mare. Promosso a pieni voti!
Sembrava raggiunto l’happy end e invece il bicchiere si riempie magicamente ( la sommelier Laura non perde un colpo;-) di Resio, un Verdicchio DOC passito, per rendere il finale ancora più lieto. Lo trovo fenomenale anche  e soprattutto accompagnato da un buon pecorino piccante!

E il sabato scorre così, tra vino e anche Olio….


 
Scopro che Montecappone non è solo vino. E perfortuna, perchè una bruschetta con ottimo olio ha tenuto tranquilli i bimbi salvando la mia degustazione. Una produzione di soli monovarietali: Leccino, Raggia e Tenera ascolana (anche nella versione biologica Mirizzi), dal delicato al più deciso, con gradevoli,  equilibrate  note di amaro e piccante. Apprezzatissime da noi grandi e forse ancora troppo “pizzicose” per i  più piccoli.
Ma bisogna educarli bene e al buono fin da subito…o no?